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Associazione Nazionale fra Pensionati ed Esodati della Banca Commerciale Italiana - ANPECOMIT
COMUNICATO N. 1 DEL 30.1.2015
pubblicato il 30/01/2015

Comunicato n. 1 del 30-1-2015 
Fondo Pensioni: “un nuovo accordo possibile?”
 
Carissimi soci Anpecomit ed in particolare soci ricorrenti tutti, compresi gli asseritamente “prescritti”, e i soci e non soci non ricorrenti, e attivi (l’elenco lungo è per dire che ci rivolgiamo a tutto il mondo ex Comit, perché in fondo tutti interessati alla vicenda finale del Fondo), su questa storia dell’accordo (o proposta) possibile occorre fare chiarezza, perché di ambiguità e di fumo ne abbiamo le tasche piene. E cerchiamo di fare ciò procedendo per riflessioni e domande.
Prima di tutto una premessa.
 Noi che siamo quelli che hanno chiesto, trattato e sottoscritto il famoso Accordo Unp/Anpecomit del 12-7-2010, allora “benedetto” anche dai Liquidatori, che prevedeva una soluzione transattiva giusta ed equilibrata, noi che siamo quelli che per circa 4 anni abbiamo sostenuto la validità di quell’Accordo, persino con appositi ricorsi giudiziari, anche quando l’Unp lo ha rinnegato, noi siamo e saremo sempre disponibili a sederci intorno ad un tavolo per ragionare e trovare una soluzione alternativa ai percorsi giudiziari. Ma il tavolo e le proposte vanno avanzate da chi di dovere. 
 
1° Chi s’è fatto promotore e diffusore di questo fantomatico accordo (o proposta unilaterale che sia) dai contorni ora sconosciuti?
Non certo chi avrebbe dovuto e potuto, cioè i Liquidatori e la Banca Intesa Sanpaolo, ma i tre legali (Avvocati Jacoviello, Fasano e Civitelli) che, lo ricordiamo, l’Anpecomit ed i ricorrenti che hanno scelto l’Associazione ed il Prof. Pileggi hanno revocato da tempo, proprio per divergenze insanabili su come e a quali condizioni portare avanti la nostra linea processuale. Ed allora chiediamo, e su questo necessitano risposte precise:
a) perché l’iniziativa e la proposta parte da costoro e non parte dai Liquidatori?
b) quale la credibilità di una proposta, peraltro indefinita, lanciata da legali di parte, legali comunque a noi contrari? E come mai gli stessi si consentono addirittura di “anticipare” pubblicamente l’esito negativo (cosa “non carina” per i colleghi legali di controparte) del ricorso in appello di alcune sigle sindacali sull’art.27, la cui udienza è stata fissata a dicembre 2016?
c) su quali eventuali preaccordi si basa questa iniziativa?
 
2° A chi è stata e come è stata rivolta questa proposta di accordo?
Non certo all’Anpecomit, nè al suo legale. Noi non abbiamo mai ricevuto nè inviti diretti ad incontri sul tema, nè proposte da esaminare. E’ stato indirizzato, con carattere di grande ma inspiegabile urgenza ai “clienti” (così erano stati definiti i colleghi ricorrenti), dai tre legali, attraverso un comunicato, l’invito generico a fare pressione sui legali di tutti i ricorrenti affinchè aderiscano a non si sa bene quale accordo…piuttosto che insistere con le azioni legali foriere di allontanare sine die la conclusione della vertenza. Un’”opa” (offerta pubblica di acquisto) sui nostri ricorrenti? Questo invito, non accompagnato da alcuna concretezza è stato valorizzato, condiviso ed ulteriormente diffuso (senza sorpresa per noi) da “Amici Comit” e dal sito Piazza Scala, nonché (con sorpresa, ma purtroppo niente di nuovo sotto il sole!) da un gruppo di pensionati Fabi di Parma,  e si è subito dopo trasformato, addirittura, nel sondaggio, che più generico, inutile  e velleitario non si può: preferisci una transazione o vuoi continuare le azioni legali in Cassazione? 
 
 
3° Cosa contiene questo accordo-proposta? Quali i termini economici?
Al momento NULLA! Non si precisa NIENTE! Si chiede solo che i legali dei ricorrenti interessati si incontrino e decidano. Su che cosa devono decidere i legali che hanno avuto, al di là delle formule della delega, il solo mandato di opporsi alla decisione dei Liquidatori che non riconoscono né l’art. 27, né l’accordo Unp/Anpecomit? Liquidatori che, tra l’altro, oppongono a centinaia di colleghi la prescrizione e ad altri la decadenza connessa al fatto di aver presentato il ricorso oltre i 15 giorni (ma entro i 30) dalla data di comunicazione (in pec) dell’esito dello stato passivo.  Su quali basi economiche i tre legali e/o eventualmente anche altri dovrebbero raggiungere un accordo? E con chi lo trattano l’eventuale nuovo accordo? Chi è la controparte che ha credito per trattare, visto che i Liquidatori, che ne avrebbero, forse, titolo, non appaiano in questa nuvoletta di fumo neanche per sbaglio?
 
4°) Perché è stato cestinato, allora, l’Accordo Unp/Anpecomit?
Come mai se non è valso l’Accordo Unp/Anpecomit, firmato il 12-7-2010 davanti ai Liquidatori, a casa loro, da loro referendato e condiviso da oltre il 95% degli interessati, dovrebbe ora valere un nuovo accordo minore (che magari fa riferimento a quello rifiutato) che non si capisce chi lo dovrebbe sottoscrivere e con quale rappresentatività?
E’ una questione di cifra, e solo di cifra? 
Con l’accordo Unp/Anpecomit  era previsto che 70 (settanta) milioni di € dovevano uscire dalla disponibilità dei pensionati ante 98 (destinatari, per unilaterale ed, a nostro avviso, illegittima decisione del Fondo, del 100% delle plusvalenze, dopo essere stati liquidati del dovuto pensionistico) per risarcire, “molto parzialmente”, tutti i soggetti interessati ricorrenti e non ricorrenti. Ciò al  fine di assicurare un po’ di giustizia e di equità anche a coloro che,   in attesa dell’esito finale dell’art.27, non s’erano attivati per il ricorso, ma di cui occorreva (questo concetto lo imposero proprio i Liquidatori) opportunamente, ma equitativamente, tenere conto, per eliminarne o ridurne la reazione attraverso eventuali possibilissimi ricorsi e denunce.
Con l’accordino, ancora informe, i 70 milioni rimangono o si restringono? Quali le categorie beneficiarie? Perché i veri destinatari dell’art.27 dovrebbero essere esclusi, oppure liquidati per cifre ridotte come in programma per  i colleghi in servizio al 1.1.2005, i 98/99 e i pensionati di reversibilità? Le Organizzazioni Sindacali sono coinvolte o no in questa proposta? Difendono o no i diritti dei colleghi in servizio e di quelli che lo erano? Ci facciano sapere.
Perché insomma si chiede, di esercitare un’indebita pressione, dal sapore vagamente moralista, da parte dei poveri (i pensionati ante 98) sui poverissimi (tutti gli esclusi dalle delibere del Fondo: esodati del 2033-2004, pensionati del 98/99, pensionati di reversibilità e attivi dal 1.1.2005 esclusiper una parte, anticipati e ceduti, insomma tutti quelli in servizio al 1.1.2000)? 
 
5° Riflessione e domanda  finale.
Ma se ora c’è da procedere sulla strada di un nuovo accordo, perché non si ricorre allo strumento che c’è, condiviso dalla stragrande maggioranza degli interessati? Cioè l’Accordo Unp/Anpercomit, nella sua interezza. Ricordate il “LIBRONE”? 
Chi di dovere lo riprenda, lo riproponga sottoponendolo se vuole anche ad un nuovo giudizio degli interessati, e lo attui. Parliamo, cari amici, e chi vuole intendere intenda, di un fondo previdenziale con un notevole attivo (plusvalenze) da distribuire, secondo i patti e gli accordi sottoscritti fra le Fonti Istitutive, non di una fabbrica fallita di merce varia, ove si mercanteggia il quantum!
 
Detto quanto sopra vi precisiamo che:
-        Il nostro legale sta predisponendo all’attenzione del Giudice fallimentare  le controdeduzioni alla memorie difensiva del Fondo per contrastarne tutte le affermazioni, che ovviamente non condividiamo neanche nelle virgole, così come hanno pure scritto i colleghi Auterio e Rosso.  Predisporrà inoltre a tempo debito l’atto ad adjuvandom del ricorso sindacale, in appello a dicembre 2016.
 
Concludiamo ribadendo che non ci sottrarremo, come sempre, a confronti e incontri ove la richiesta ci pervenga di chi deve e può (Liquidatori). Se chiamati, infatti, da chi deve e può, nel tempo più veloce possibile saremo intorno ad un tavolo per ascoltare, dire la nostra e riferirvi cose concrete e valutabili.
Perché alla fine comunque sarete voi a decidere su eventuali proposte chiare e trasparenti che porteremo alla vostra attenzione.
 
Un caro saluto a tutti e sia evidente ancora una volta che l’Anpecomit ha a cuore i pensionati ante 98, fra i quali molti sono nostri iscritti e ci confermano la fiducia. Anche per loro ci siamo sempre battuti e ci batteremo sempre per l’equa RIPARTIZIONE del previsto residuo, dopo la corretta attribuzione delle plusvalenze, che, soprattutto Grazie a noi, sono emerse.
Ma lealmente e con trasparenza abbiamo sempre detto ai pensionati ante 98 che quanto a loro è stato promesso, dopo il rimborso della pensione, non è corretto, perché non si è tenuto conto dei diritti di coloro che avevano subito pesanti tagli per il salvataggio del Fondo e a favore dei quali dovevano e devono andare, per accordo fra le Fonti Istitutive e per Statuto, in anteprima le PLUSVALENZE fino a risarcimento dei tagli obbligatori subiti. 
Chi ha senso del diritto e dell’equità non può non essere d’accordo!
Del, resto i pensionati ante 98 che sostengono con la loro adesione “Amici Comit” e Piazza Scala possono, anzi dovrebbero, leggere che nei ricorsi dei tre legali, ora proponenti l’incerto e indefinibile nuovo accordo, le tesi difensive e di attacco al Fondo sono analoghe alle nostre, sia materia di art. 27 che di Accordo Unp/Anpecomit, per conto dei colleghi rimasti nel loro patrocinio, compresi i dirigenti dell’Associazione in questione.
La differenza sta nel fatto che Noi ci battiamo e ci batteremo sempre con trasparenza e determinazione per far valere nelle sedi dovute la validità dei nostri sacrosanti diritti
Antonio Maria Masia  - Presidente Anpecomit
Roma 30-1-2015  
PS: sul tema, le domande che pone il collega pensionato ante 98 Morpurgo, nostro irriducibile antagonista, appaino plausibili:
18 gennaio 2015 - da Aldo Morpurgo
L'ipotesi di un accordo ventilata per chiudere la vertenza verrebbe effettuata dai legali delle parti e poi sottoposta al giudice Mammone.
Se l'accordo verrà approvato dal giudice, avrà validità "erga omnes" e non potrà essere appellato?
E i quali termini si vorrebbe impostare questo accordo? Verrebbe fatta singolarmente un'offerta "prendere o lasciare"? Suppongo che altrimenti si ricadrebbe nel flop del referendum del luglio 2010.
E come interferirebbero le pendenze giudiziarie in atto (l'ultima delle quali in scadenza addirittura nel dicembre 2016) con l'accordo?
Nell'interesse dei colleghi, penso siano opportuni dei chiarimenti.

Questo comunicato che Vi invitiamo a diffondere, appare in zona pubblica del sito www.noicomit.it