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Associazione Nazionale fra Pensionati ed Esodati della Banca Commerciale Italiana - ANPECOMIT
comunicato n. 10 del 7-11-2010
pubblicato il 07/11/2010

 
Comunicato n. 10 del 7-11-2010
-         incontri con i soci Anpecomit
-         Cassa Sanitaria  (aggiornamento)
-         Fondo Pensioni  
care  amiche e cari amici,
 
anche quest’anno, nei limiti del possibile, cerchiamo di attivare  una serie di incontri in alcune  piazze d’Italia per relazionarvi di persona  e dibattere sull’attività passata e futura della nostra Associazione e per i consueti ma sempre sinceri e calorosi auguri di fine anno.
 
Sperando che i colleghi delle città sotto indicate e delle località limitrofe possano intervenire numerosi, anche per sottolineare il forte spirito di gruppo e di appartenenza che tutti ci anima, Vi comunico il calendario di detti incontri ed il relativo “ordine del giorno”.
 
                                                                                                            
 
 
Ordine del giorno
Fondo Pensioni Comit (accordo Anpecomit-Unp), Fondo Sanitario Intesa, Ricorsi fiscali vari, Rinnovo organi sociali Anpecomit in scadenza a fine 2010,  Prossima Assemblea generale,varie ed eventuali, ...... brindisi di fine anno
 
 
CALENDARIO
 
Mercoledì 17/11 ore 15,30   a Firenze   Locali di Madonna della Neve (Complesso Le Murate) : via Ghibellina (dalla parte dei Viali), Sala delle vetrate.
 
Giovedì 18/11   ore 15,000  a Torino    Punto Familia, Via Goffredo Casalis, 72 :   (a due passi dal Tribunale).
 
Venerdì 19/11  ore 15,00 a   Genova     presso la Parrocchia di Santa Zita, via di Santa Zita, 2
 
Giovedì 25/11  ore 16,00 a   Roma        presso L'Istituto Dermatologico del San Gallicano, (Trastevere) , saluto del Prof. Aldo Morrrone
 
Mercoledì 1-12  ore 115,00 a Milano ,  presso l'Umanitaria (sala Facchinetti)  Via Pace 10, dove ha sede il nostro Ufficio di Milano  
 
 
 Cassa Sanitaria  Di seguito  una relazione da parte del Presidente dell’Associazione dei Pensionati della Cariplo, Dr. Catenaccio le cui valutazioni sulla nuova struttura Fondo Sanitario Intesa, che va dal 1.1.2011 a sostituire la Cassa Sanitaria, CONDIVIDIAMO. Unitamente a loro ed alla UNP, l’Anpecomit sta convenendo sulla possibilità di reagire legalmente. La soppressione vera del principio di solidarietà attraverso la creazione di fatto,  di due Casse separate , la destinazione delle riserve come prevista, sono decisioni inaccettabili che colpiscono, in uno con gli aumenti previsti e l’indeterminatezza  futura delle quote, la nostra categoria, peraltro non interpellata sulle decisioni  assunte e non  adeguatamente rappresentata.
 
Fondo Pensioni – Ancora non ci sono novità. Siamo in attesa di notizie da parte dei Liquidatori in ordine ai loro incontri previsti con i Sindacati, la Covip etc…
Auspicando di incontrare numerosi  colleghi ed amici Comit anche non soci delle piazze interessate e dei centri vicini, e pregandovi di attivare il passa parola o di girare questa e-mail o di telefonare,  vi invio un affettuoso  saluto
Antonio Maria Masia
Roma 7-11-2010  
Relazione del Presidente dell'Associazione Pensionati Cariplo, Giovanni Catenaccio
Il 2010 è stato caratterizzato dagli eventi che hanno coinvolto, sotto un profilo di interesse generale, AGOAL e Cassa Sanitaria. Due presidi sociali che, almeno per coloro che provengono da Cariplo, hanno, da tempo immemorabile, costituito punti di riferimento sicuri, fondati entrambi sulla sensibilità sociale. in particolare, la Cassa Sanitaria, da noi ancor oggi definita Cassa Mutua, è radicata su principi di solidarietà e mutualità che si perdono nella notte dei tempi.
Rinviando ogni considerazione su AGOAL al tempo in cui risulterà più chiaro l’orientamento che le cosiddette “fonti istitutive” renderanno pubblico circa la vita (o la morte?) di tale presidio, preme oggi spendere qualche parola di commento sulla Cassa Sanitaria alla luce delle ultime decisioni che sono state assunte al riguardo dalle illuminate (sic!!) “fonti”, fra le quali non figura, come al solito, alcuna organizzazione dei pensionati e nemmeno a loro è stato chiesto alcun parere. Ma, senza voler scomodare troppo il Sommo Poeta,  “vuolsi così colà dove si puote ciò che si vuole”.
Presumo sia noto a tutti, infatti, anche perché enfatizzato sui quotidiani nazionali, che il 2 ottobre scorso è stato sottoscritto fra organizzazioni sindacali (nove) e azienda, autodefinitesi “fonti istitutive”, un accordo, con relative disposizioni di attuazioni, per la costituzione del nuovo Fondo Sanitario di Gruppo.
 Esso è destinato ad assorbire le attuali Casse Sanitarie esistenti nella galassia Intesa Sanpaolo e con esse il patrimonio di rispettiva pertinenza. Ciò, senza, tuttavia, prevedere alcuna specifica e/o confermata destinazione delle riserve apportate a suo tempo dalle Casse Cariplo e Comit, così come attualmente previsto dall’art. 12 dello statuto della vigente Cassa Sanitaria. In altri termini, tali riserve, nel perverso ed opportunistico meccanismo degli artefici di un così diabolico piano,  gioveranno a tutti indistintamente, con ripartizione fra attivi e pensionati, senza distinzione della provenienza, sulla base del rispettivo numero di iscritti.
Il nuovo Fondo Sanitario  riguarderà una cinquantina di enti appartenenti al Gruppo e fornirà, come oggi,  prestazioni integrative del Servizio Sanitario Nazionale a circa duecentomila persone, almeno secondo quanto emerge  dalle notizie pubblicate.
La caratteristica principale della nuova formazione è, peraltro, almeno per quanto di nostro interesse, costituita dal fatto che viene operata una separazione fra iscritti in attività ed esodati, da una parte, e pensionati, dall’altra, con tutto ciò che ne consegue e, come si vedrà, ne potrà (o potrebbe) conseguire.
Tale separazione, che alla lunga confermerà che è stata posta in essere un’azione scientifica di macelleria sociale nei confronti della nostra categoria, si concretizza nell’artificio contabile inventato in sede di accordo, trasmigrato poi nello statuto della nuova formazione, laddove, all’articolo 25,  è previsto che “Ferma restando l’unitaria rappresentazione del bilancio……, il bilancio stesso e le relative rendicontazioni devono recare separata ed autonoma evidenza dell’andamento degli apporti contributivi e degli esborsi per prestazioni di pertinenza rispettivamente della gestione degli iscritti in servizio e della gestione degli iscritti in quiescenza, con equilibrio annuale delle separate gestioni”.
Orbene, tradotta in termini di maggior chiarezza (o, se si vuole, più volgari), detta previsione ha, a mio avviso, un duplice significato alla lunga penalizzante, non certo limitato dall’affermazione della “unitaria rappresentazione del bilancio”:
-          da un lato, creare, in buona sostanza, un doppio binario o, se si vuole rendere meglio l’idea, due casse sanitarie, con gestioni del tutto autonome;
-          dall’altro lato, introdurre il criterio del raggiungimento della parità annuale fra entrate e uscite delle singole sezioni.
Infatti, il criterio dell’autonomia gestionale delle due “sezioni” è un modo surrettizio per cancellare il criterio di solidarietà e mutualità esistente, consolidatosi negli oltre sessant’anni di vita della Cassa Mutua di una volta, Cassa Sanitaria del Gruppo Intesa dal maggio 2003, oggi, in via di estinzione.
Né vale a superare tale lapalissiana evidenza il contemplato trasferimento annuale dalla sezione degli attivi a quella dei pensionati, gabellato per “solidarietà intergenerazionale”,  così roboantemente affermata nei documenti sottoscritti e pubblicati  dalla parti costituenti la nuova struttura sanitaria, del 4% della contribuzione versata dal personale in servizio (esclusa, quindi, quella resa disponibile dell’azienda). Ciò. Sempre che, come ovvio, i risultati della relativa “gestione” lo consentano.
Peraltro, posto che secondo i calcoli effettuati su base statistica riferita ai precedenti esercizi, il “deficit” della sezione riguardante i pensionati potrà, per ovvii motivi, aggirarsi annualmente  intorno agli otto milioni di euro, il correttivo  “inventato” dalle “fonti istitutive” per far credere che vengono salvaguardati i principi di solidarietà e mutualità  oggi esistenti, sia pure unito all’aumento del contributo al 3% (rispetto al 2,30% attuale) per i pensionati, contributo a sua volta maggiorato dello 0,10% per i familiari a carico o 0,30% per quelli “aggregati”, non consentirà di raggiungere il previsto equilibrio di bilancio della gestione. Ne conseguirà che,  atteso il disposto statutario, i pensionati, qualora le riserve accantonate e destinate al ripianamento nella misura massima del 10% per anno, non fossero sufficienti, potranno essere chiamati a ripianare annualmente il disavanzo mediante versamenti, da parte degli iscritti, in misura proporzionale alla contribuzione versata.
Sotto l’aspetto delle prestazioni, non va certamente sottaciuto il fatto che le stesse rimangono pressocchè inalterate e confermate comuni a tutti gli iscritti, anche se lo statuto prevede che esse prestazioni verranno erogate dal Fondo “sino a capienza delle proprie disponibilità” (art. 11, comma 1), ma raddoppiano le franchigie diminuisce del 10% la percentuale di rimborso sulle “indirette”.
Peraltro, almeno per quanto riguarda la nostra categoria, il mantenimento delle prestazioni, fatto, questo, positivo, anche se comporterà  comunque esborsi superiori rispetto ad ora per effetto di quanto sopra richiamato, non compensa certamente la circostanza, grave, che per i pensionati il peso contributivo annuale è del tutto incerto. Esso, infatti, è legato all’andamento gestionale che, come detto, non potrà che presentarsi deficitario. In altri termini, al contrario del personale in attività, i pensionati non hanno alcuna certezza che il contributo loro richiesto rimanga costante nel tempo, con l’ulteriore rischio di essere costretti al ripianamento del pressocchè certo disavanzo, che potrebbe comportare, in termini reali, un  aggravio aggirantesi intorno ad un ulteriore 1,25%, secondo i calcoli  effettuati, sulla base del pregresso, dai nostri esperti.
Orbene, non va dimenticato che la finalità che ha spinto le “fonti istitutive” a creare un sistema sanitario integrativo così concepito è stata la constatazione che il costo delle prestazioni erogate ai pensionati è squilibrato rispetto al coacervo delle loro contribuzioni.
Così  operando, coloro che hanno agito senza alcuna consultazione e senza alcun coinvolgimento della nostra categoria, hanno chiaramente dimostrato, da un lato, che, a parer loro, il “deficit” della Cassa Sanitaria deriva solo dall’eccessivo gravame dipendente dall’assistenza fornita ai pensionati e, dall’altro lato, di considerare che chi ha “dato” durante il periodo lavorativo non ha diritto di raccoglierne i frutti nel momento in cui il bisogno si fa “naturalmente” più impellente, riducendo i  pensionati stessi alla stregua di “figli di un dio minore”.
Sì, perché quanto perpetrato, al di là dei riferimenti ad una presunta “solidarietà generazionale” enunciata pensando che possa essere credibile e condivisa così come impostata, costituisce, in concreto, la negazione assoluta dei principi sui quali si fondano  una vera solidarietà e una vera mutualità. Caratteristiche, queste, che, per definizione, se davvero tali, non consentono di fare distinzione fra gli aderenti ad una medesima associazione riducendoli in categorie, riservando a ciascuna, per aspetti di importanza fondamentale, diversità di trattamento, soprattutto quando, scientificamente, se ne penalizza una sola.
Il percorso che ha portato ad una simile scelta non meraviglia certamente se collocato nel contesto della società attuale, egoista e settaria, nella quale, in generale, i più deboli sono considerati inutili e ad essi non conviene dare voce, in particolare da parte di chi pensa di potersi  ritenere, come nel caso di specie, nel disprezzo di ogni più elementare regola di democrazia e di rispetto degli altrui diritti,  legittimato da chi, al contrario, non lo ha fornito di alcun mandato.
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