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I colori della Puglia - Il resoconto di Mariella
pubblicato il 17/06/2010

I colori della Puglia - Il resoconto di Mariella                           BARI -  12 - 16 maggio  2010                                                                                      ASSEMBLEA NAZIONALE                                                 ANPEC Anche quest’anno, e ci auguriamo per tanti anni ancora, i soci ANPEC si sono incontrati, in occasione dell’annuale Assemblea Nazionale. La meta questa volta è stata Bari, una delle più belle città d’Italia.  Tutti i soci sono stati accolti al Palace Hotel, raffinato ed elegante albergo di Bari nei pressi di Corso Vittorio Emanuele, grande arteria della città nuova che incrocia  l’elegante Via Sparano, frequentato luogo di passeggio ricco di negozi  e  in fondo sfocia in Via Cavour dove si trova il famoso Teatro Petruzzelli restaurato dopo un terribile incendio e inaugurato recentemente. La Puglia è tra le più vaste regioni italiane. Il nome deriva dalla forma latina Apulia (Terra dove non piove mai) detta così dagli Apuli, antichi abitanti del territorio. In età angioina e aragonese il termine cadde in disuso ma venne ripristinato con l’unità d’Italia.  Il rilievo è caratterizzato da tre gruppi calcarei di sollevamento esterni all’Appennino: Gargano a Nord, Murge al centro, Serre Salentine al sud, intervallati da grandi pianure: a Nord il Tavoliere (detto così da tabulae censurae, il libro dove venivano registrati i beni del fisco) ampio bassopiano d’emersione colmato da alluvioni, da terre nere  e brune;  a Sud,  nel Salento, la Piana Messapica con un vasto ricoprimento di calcari miocenici (pietre leccese). La costa adriatica alterna tratti  alti e scoscesi (Gargano, Otrantino) con tratti bassi, sabbiosi o rocciosi con rocce d’origine carsica o dovute ad erosione marina.  Regione prettamente agricola ha evidenziato in questi ultimi anni un’evidente crescita dei settori secondario e terziario. La produzione agricola di rilievo è dovuta a grano, cereali, olive, uva e mandorle. Ragguardevole l’attività peschereccia nell’Adriatico meridionale. Il Turismo rappresenta una voce importante dell’economia regionale soprattutto per le belle località balneari: alte coste del Gargano (Vieste e Pugnochiuso) ,  Isole Tremiti, Santa Maria di Leuca e Gallipoli. Ancora molto visitate dai turisti: le Grotte  carsiche di Castellana e Putignano, le grotte marine di  Polignano e nella Murgia i trulli (Martina Franca, Alberobello, Ostuni). L’arte propriamente pugliese risale al sec. XI, l’epoca delle Cattedrali romaniche (Basilica di San Nicola a Bari, Cattedrale di Trani, di Bisceglie, di Troia). Dopo il 1200 Federico II di Svevia sviluppò un sistema di castelli e fortificazioni a Barletta, Lucera, Bari, Trani, Gioia del Colle. Nel Salento è famoso il barocco leccese. Il blu del mare, il verde degli ulivi, il bianco abbagliante delle Cattedrali, il grigio severo dei Castelli: una tavolozza di colori dà vita all’armonioso scenario della Puglia.Notizie storiche La Puglia fu abitata fin dal Paleolitico. Ế nota la presenza dell’homo sapiens. In epoca storica fu abitata da genti indoeuropee di ceppo illirico, i Messapi,  un antico popolo italico falisco dell’Etruria meridionale, forse di origine argiva, immigrato prima della fondazione di Roma, intorno al 1000-800 a.C. (età del ferro) dalle coste orientali dell’Adriatico e stanziato nella penisola  Salentina.  Insieme con i Salentini e i Calabri i Messapi formarono un gruppo al quale nell’antichità venne dato il nome di Japyges  il cui dialetto rivela analogie con quello illirico. Dal sec. VIII la Puglia fu colonizzata dai Greci che fondarono varie città, fra cui Taranto e confederarono poi sotto il loro dominio tutte le altre città apule. Conquistata dai Romani  nel 267 a. C.,  dopo Augusto,  la Puglia fa parte della II Regione dell’Impero, chiamata “Apulia e Calabria”  (comprendeva anche la Calabria). Caduto l’Impero Romano d’Occidente,  l’Impero d’Oriente,  chiamato adesso (da Bisanzio) Impero Bizantino, riesce a riconquistare l’Italia dopo vent’anni di guerra-gotica (535-553 d.C.) conclusasi con la sconfitta dei Goti. Nel 568 abbiamo però l’invasione dei Longobardi (termine significante forse “dalle lunghe barbe”) appartenenti al gruppo occidentale delle popolazioni germaniche i quali, stretti fra Franchi  e Bizantini, riuscirono comunque a conquistare la Pianura padana (capitale Pavia 572 d.C.) e scatenarono poi una seconda ondata espansiva verso il sud d’Italia a danno dei Bizantini che ne furono in parte travolti. Così abbiamo i Longobardi nel nord-Italia (Pianura padana con capitale Pavia), nel Ducato di Spoleto e nel Ducato di Benevento  (divenuto poi Principato) che comprendeva parte della Puglia, al centro  lo Stato Pontificio, i Bizantini nella fascia costiera del Veneto, nell’Esarcato,  nella Pentapoli, in  Liguria, Calabria, Penisola Salentina,  Sicilia, Sardegna, Corsica, nella Campania settentrionale. Vinti i Longobardi da Carlo Magno, nella seconda metà del IX sec in tutta la Puglia tornano i bizantini che danno unità alla regione mantenendone il possesso per circa due secoli. Resta longobardo fino a circa il 1050 il ducato di Benevento. Chissà, forse quell’ordine che abbiamo trovato nelle città pugliesi, quella pulizia delle strade, la disciplina nel traffico, l’educazione civica degli abitanti,  sono dovuti all’influenza dei Longobardi! In seguito il normanno  Rainulfo Drengot al servizio del Duca di Napoli contro il Ducato longobardo di Capua, nel 1030 ebbe in compenso la signoria di Aversa (eretta in Contea nel 1030). Inizia così il primo radicamento dei Normanni in Italia.  Più tardi, con la famiglia  Altavilla, sconfitti i saraceni in Sicilia, i Normanni formano il Regno di Sicilia. Quindi, sconfitti i Bizantini, tutta l’Italia Meridionale, compresa la Puglia,  passa sotto il dominio normanno. A seguire passerà sotto il domino svevo e ancora sotto gli Angioini e più tardi sotto gli Aragonesi. Dopo la dominazione spagnola e le guerre di successione,  la Puglia  diventerà  parte  del Regno delle Due Sicilie sotto i Borboni.    Oltre ad ammirare la bellezza della città che ci ospitava, la buona organizzazione  ci ha consentito di poter visitare alcune tre le più belle località della Regione come Trani, Castel del Monte, Martina Franca, Locorotondo e Alberobello. In pullman, la mattina del 13 maggio siamo partiti per tempo diretti  a TRANI che oggi insieme a Barletta e Andria forma la sesta provincia pugliese.  Lo stemma di Trani rappresenta un dragone alato con sul dorso un toro, o un dragone che tiene con gli artigli la testa di un toro.  Lo si può vedere scolpito sulla Torre dell’Orologio a Piazza Mazzini. Entrati in Valle d’Itria (nome che deriva dall’acqua) vediamo d’intorno palme e ciliegi e macchia mediterranea. L’acqua arriva dal Sele (fiume della Campania) attraverso un acquedotto (l’acqua del Selino) che pare sia il più lungo d’Europa. Nella Valle d’Itria infatti in superficie  non c’è acqua ma tante invece sono le acque sotterranee.  Lungo la strada abbiamo notato dei casali, tutti con una torre (case-torri) dove un tempo abitavano nobili famiglie con  intorno  le abitazioni dei contadini.  Trani, dall’aspetto romantico e raffinato, viene anche nominata Tirrenum perché fondata da Tyrrehenus  figlio forse di Diomede e ricostruita da Traiano come lo proverebbe una epigrafe su una delle porte della città oggi scomparsaTirenus fecit, Traianus me reparavit. Ergo mihi Tranum nomen dedit. Ma è probabile che il nome derivi da Turris per le tante torri che infatti si vedono nei dintorni di Trani. Notevole  è l’esportazione della pietra di Trani che possiamo chiamare Travertino di Trani in quanto è una pietra calcarea quasi bianca. La città fu importante  come presenza di giuristi, aveva infatti una Corte d’Appello e Palazzi nobiliari con una classe dirigente elevata. Gli Ordinamenti o Consuetuda moris del 1363 vennero stabiliti a Trani. La Puglia insomma dettava legge sull’Adriatico.  Trani conserva ancora oggi l’eleganza sociale della sua cultura umanistica e giuridica e conta un gran numero di avvocati. Nel XVII sec. Le Accademie degli Oziosi e dei Pellegrini animarono la cultura locale. A Trani fu fondata la prima tipografia.  Il centro storico è una piacevole teoria di negozi, boutique, ristoranti e locali alla moda che animano la movida della zona del nord barese. Trani racchiude l’antica Sinagoga di Scolanova in quanto la città conserva un’importante tradizione ebraica con la presenza di una delle più nutrite comunità  ebraiche della regione.  In bella posizione sul mare, sorge la Cattedrale che domina con la sua alta mole.  Ė un raffinato esemplare di architettura romanico-pugliese. Fu costruita a partire dall’anno 1000.  La facciata,  elevata sulla cripta, è animata al centro da tre finestre, in alto da un rosone e in basso da arcate cieche. La finestra centrale più grande è fiancheggiata da due leoni e da due elefanti stylophores che sostengono due colonne con in cima un Leone e un Grifo. Il  leone rappresenta la figura del Cristo nei primi tre giorni dopo la morte, mentre il Grifo (un leone con il becco d’aquila) raffigura il Cristo terreno.  Il significato allegorico proviene dai Bastioni medioevali. Il Portale ha una preziosa porta di bronzo (del 1100) con la firma dell’ autore: Barisano da Trani che ha creato anche le porte della cattedrale di Ravello e di Monreale e si può dire precursore di Lorenzo Ghiberti (autore della Porta del Battistero a Firenze). Barisano è il primo che lavora la porta a rilievo e non a incisione con formelle che s’incastrano sul legno, realizzando così un’opera magnifica a mezzo fra scultura e oreficeria. A causa dei danni provocati dagli agenti atmosferici si può ammirare la Porta all’interno della chiesa. Grande semplicità nell’architettura interna: croce latina  a tre navate  con successione di doppie colonne su cui poggiano doppi archi. Matronei sulle navate laterali. Sul pavimento del presbiterio si possono vedere i resti di un mosaico del XII sec. opera forse di Pantaleone, stesso autore del mosaico della Cattedrale di Otranto.  Sotto il transetto la cripta di S.Nicola Pellegrino con colonne di marmo greco e  bellissimi capitelli a foglie d’acanto. La cripta, sotto il corpo della chiesa, detta Episcopio o chiesa di Santa Maria è a tre navate con 22 colonne sormontate da capitelli semplici. Al di sotto  é l’ipogeo di San Leucio di epoca preromanica (le spoglie di San Leucio arrivate a Trani nel corso  del VII sec. furono trafugate e portate a Benevento di cui è Patrono). Il campanile (opera del prete-architetto Romualdus sacerdos et magister) aveva funzione di faro (vi si accendevano dei fuochi). L’aspetto attuale della Cattedrale, spoglio e severo, è frutto di un restauro che ha privato l’edificio di tutte le decorazioni e gli stucchi aggiunti fra il XVII e il XIX secolo al fine di rendere all’insieme il suo aspetto originale. Il Castello nel XII sec. fu dimora preferita di Manfredi figlio di Federico II che ne fece iniziare la costruzione  nel 1233-40, opera completata da Filippo Cinardo conte di Conversano e d’Acquaviva e da Stefano di Romualdo Carabarese. Qui Federico celebrò le sue seconde nozze con Hélen d’Epire. Venne trasformato nel ‘400 e ‘500 e deturpato in seguito. Alla costruzione primitiva appartengono il mastio con tre torri angolari e la cortina sul mare. Palazzo Caccetta è un edificio della metà del XV sec. (Caccetta era un ambizioso commerciante di Trani che lo fece trasformare). Dal 1495 al 1509 ha accolto i governatori veneziani. Viene chiamata anche Chiesa dei Templari che pare dimorarono in questo edificio nel 1111. Notiamo una Madonna Eleuca che poggia la guancia a quella del Bambino, di tradizione iconica-bizantina. CASTEL DEL MONTE é una delle più pure costruzioni gotiche nell’Italia meridionale. Forte tensione matematica, proporzioni precise fra altezza e lunghezza.. Ế un luogo di anime elette, un luogo esoterico, tempio laico, tempio spirituale ma non religioso.  Fu fatto costruire da Federico II tra il 1240 e il 1250. Non è un castello difensivo ma  Castello di caccia. Federico amava la caccia col falcone. E quindi era necessaria una Torre da cui lanciare il falcone. Si dice però anche che fu costruito dai Templari che vi avrebbero nascosto un tesoro. Il Portale dà l’idea di un ingresso trionfale. Pietra dorica e frammenti di breccia corallina. Il numero 1,16 già lo troviamo nel De Architettura di Vitruvio. Con Leonardo anche le misure umane rispondono a queste misure. In quel punto venne costruito il Castello per combinazione astrale. Il suo architetto è il sole che man mano traccia le misure del Castello con le sue proiezioni.  Affacciandosi alle finestre l’occhio estasiato e forse confuso da tanto mistero, spazia su gran parte delle Murge e del Tavoliere.   Il 14 Maggio di nuovo in pullman in direzione di Martina Franca, Locorotondo e Alberobello.   MARTINA FRANCA fu fondata nel IV SEC. da Filippo d’Angiò principe di Taranto che concesse franchigie a chi fosse venuto a insediarsi a Martina (da cui il nome). Filippo  deve difendere questo territorio dagli Aragonesi che salivano dalla Sicilia e da Enrico II di Germania che rivendicava le terre degli Svevi. Per difesa costruisce allora una città fortificata dove immette abitanti guerrieri. Sulle rovine del Castello dei R. Orsini fu costruito il Palazzo Ducale nel 1669. La Collegiata di San Martino del 1747-75 ha un fantasioso portale  e un campanile gotico sul fianco destro appartenente alla primitiva costruzione. In una cappella  un Cristo  patisce il dolore ma  guarda i fustigatori con aria di non perdono. A sinistra dell’altare, in pietra pittata come marmo, grande cappella, grandiosità che dà meraviglia attraverso l’opulenza del barocco con un’ultima  cena, originale costruzione come una quinta che si apre per uno spettacolo con dall’alto la discesa degli angeli. Barocco come arte teatrale. Sulla porta San Martino che taglia il mantello per  regalarlo al povero. In Piazza Plebiscito (che ci richiama in qualche modo la piazza di Napoli), gli emigranti tornati a Martina Franca hanno aperto dei bar con nomi come Adua, Aden, Tripoli, Berna. Profumi di spezie nei vicoli.  Davanti alla Chiesa del Carmine la bella terrazza panoramica dominante la valle dei trulli. LOCOROTONDO, dalla caratteristica pianta circolare, è un pittoresco centro biancheggiante sopra un poggio,  una balconata sulla “Murgia dei trulli”. Come a Martina Franca, le case sono dipinte ogni anno a latte di calce perché il bianco respinge il calore dei raggi solari.  Pronunciando il nome di ALBERBELLO  si pensa subito alla parola “Trullo”. In greco “tolos” era il tempio circolare. O forse “trullo” deriva da “turris” , (pietra su pietra) o torullos, ma si diceva solo del Palazzo Imperiale di Bisanzio. Anche in Cappadocia o in Fenicia c’erano  costruzioni simili. Il Trullo è una casa per essere distrutta! Perché? Nella Piana di Alberobello, Silva alboris belli, il Conte Girolamo Acquaviva d’Aragona (il guercio di Puglia) che esercitava lo ius primae noctis (sic)!, in contesa con il Re di Napoli che imponeva le tasse a seconda del numero di case nei feudi, per pagare meno tasse faceva man mano distruggere i trulli che venivano più tardi ricostruiti. Ogni cono, cioè ogni   trullo  una famiglia. In campagna più trulli più famiglie, praticamente delle masserie. Nei trulli trovavano riparo anche gli animali. I trulli sono delle costruzioni cilindriche con un basamento circolare o quadrangolare. Nella volta un compartimento stagno di pietruzze con sopra un altro strato di pietre a cui si attaccavano dei funghi che poi morendo rendevano le pietre  nere e quindi grigie col passar del tempo. Se  i  trulli sono bianchi vuol dire che non sono antichi.  Per i loro bisogni i contadini raccoglievano l’acqua piovana. Strani quei due trulli attaccati, il fatto è che due fratelli siamesi che vivevano insieme (naturalmente….) litigano per una donna e allora dividono il trullo mettendo due ingressi. (E allora? Beh un po’ difficile da capire…).   Le pareti dei trulli sono spessissime (anche 1 metro e mezzo) dove si aprono delle nicchie (si mettevano letti o armadi). Alberobello: come testimonianza di civiltà fa parte del Patrimonio dell’Umanità. La mattina del 15 maggio è stata dedicata a BARI. Netto il contrasto tra la città vecchia e la città moderna. La prima addensata sul promontorio ha il tipico impianto medioevale con vie tortuose e anguste. Divenne uno dei principali porti d’imbarco delle Crociate. Sorsero allora i principali monumenti, soprattutto la Basilica di S. Nicola e la Cattedrale.  Il Castello di pietra tufacea, origine bizantino-normanna, fu trasformato da Federico II nel 1233-40 a pianta trapezoidale. Alla costruzione primitiva appartengono il mastio con tre torri angolari e la cortina sul mare. I baluardi con torrioni angolari sono stati aggiunti nel ‘500 sui tre lati verso terra. Il lato verso mare conserva  il portale ogivale e le bifore del 1200. Il fossato prendeva acqua dal mare che lambiva le pareti nord del castello. Venne chiamato il “castello delle signore” perché la cinta esterna (con le arcatelle cieche) richiama il castello sforzesco di Milano. Sappiamo infatti che al tempo della dominazione aragonese nel meridione d’Italia, Isabella d’Aragona   sposata con Giangaleazzo Sforza ebbe una figlia, Bona che poi sposò un re di Polonia (Sigismondo di Polonia). Bona quindi diventa Regina di Bari e di Polonia (bandiera rossa e gialla colori di Polonia) e il Castello di Bari da presidio militare divenne residenza reale. All’interno una gipsoteca con la copia delle chiavi di volta di Castel del Monte. La Cattedrale, in Piazza dell’Odegitria, una delle più maestose creazioni dell’architettura romanico-pugliese, fu edificata nella prima metà dell’XI sec. e ricostruita verso la fine del XII sec. In seguito alla distruzione della città da parte di Guglielmo il Malo. Dai nuovi restauri è stata riportata alle linee originali. Notiamo l’Arco della neve, forse sul posto c’era una Nevriera. Le Nevriere erano dei pozzi scavati appositamente per conservare la neve. Quella che vediamo è l’ultima fase della costruzione della Cattedrale (1245) tipica costruzione romanica, tre navate con colonne e capitelli di recupero, arcate trifore e finti matronei. Crolla nel 1600 e viene ricostruita utilizzando parti originali. Il Ciborio sopra l’altare è nuovo. Nella recinzione presbiteriale solo alcune parti sono originali come il mosaico e certe decorazioni con zone, in rilievo e non, arricchite da breccia corallina. La Cripta, opera del Vaccaro, è del 1600 con lavori di stucco in oro zecchino nelle volte a crociera, e cartigli negli archi. L’icona della Madonna dell’Odegitria (paliotto in argento sotto l’altare) ci narra che una nave arriva a Bari portando l’Icona dall’Oriente. Smontata l’Icona si è trovato l’autore che l’ha dipinta nel 1500. Dietro ci sono le reliquie di S. Sabino vescovo di Venosa, Catapano (governatore bizantino) di Bari. La Basilica di S. Nicola sorge sull’area del Palazzo del Catapano. Fu costruita fra l’XI e il XII sec. per custodirvi il corpo del Santo che 62 marinai avevano trafugato da Mira in Licia. Maestosa e semplice, la facciata è fiancheggiata da due Torri campanarie mozze. Nel Portale mediano a baldacchino a tarsie marmoree si notano motivi orientaleggianti del XII sec. Nella Cripta sotto l’altare è il corpo di San Nicola.   Nel pomeriggio Assemblea dei soci ANPEC e la sera Cena di Gala  all’Hotel Palace. La serata è trascorsa piacevolmente sia perché i Soci hanno sempre molto piacere di rivedersi e scambiare ricordi e nostalgie di un passato di lavoro svolto con passione e professionalità, sia perché hanno potuto  gustare ottimi piatti della cucina pugliese. La serata è stata allietata dal coro ideato e assemblato dal socio Giorgio Cozzi che non ha tralasciato di lanciare, come ogni anno, le sue battute spiritose su certe abitudini del lavoro bancario. Dopo cena vari gruppi si sono recati nella Città vecchia a vedere la movida in quanto la sera tutta la zona, piena di locali,  si riempie di giovani e di allegria.  Il 16 maggio partenza per ritornare ognuno nella propria città, purtroppo direi, perché siamo stati veramente bene. Arrivederci al prossimo anno!